Canzoni che siano piene della luce di Cristo,
che possano fare da guida nella via della vita,
contribuendo a costruire un uomo nuovo
in un mondo nuovo.



mercoledì 12 novembre 2014

CANTICO DELLE CREATURE




Il Cantico delle Creature (Canticum o Laudes Creaturarum) di san Francesco d'Assisi,
noto anche come Cantico di Frate Sole, è il più antico testo poetico della letteratura italiana che si conosca, il primo documento letterario scritto in lingua volgare.

Secondo la tradizione, la sua stesura risalirebbe a due anni prima della sua morte, 
avvenuta nel 1226, ma è probabile che, come riportano le biografie di Francesco, 
la composizione sia stata scritta in tre momenti diversi.

Sono soprattutto due i modelli biblici di riferimento del Cantico, sia per i contenuti che per la struttura formale: il salmo 148 e il cantico dei tre fanciulli nella fornace (Daniele, 3, 51-89).



Altissimu, onnipotente, bon Signore,
tue sò le laude, la gloria e l’honore
et onne benedictione.
Ad te solo, Altissimo, se konfano
et nullu homo éne dignu te mentovare.

Laudato sie, mi’ Signore,
cum tucte le tue creature, spetialmente messor lo frate sole,
lo qual è iorno et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatone.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et preziose et belle.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et omne tempo,
per lo quale a le Tue creature dài sostentamento.

Laudato sì’, mi’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et preziosa et casta.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
per lo quale enallumini la nocte:
et ello è bello, et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.

Laudato sì’, mi’ Signore per quelli ke perdonano
per lo Tuo amore
et sostengono infirmitate et tribolazione.

Beati quelli ke ‘l sosteranno in pace,
ke da Te Altissimo, sirano incoronati.

Laudato sì’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po’ skappare:

guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke troverà ne le Tue santissime voluntati,
ka la morte seconda no ‘l farrà male.

Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.




Le notti di Francesco, tra le pietre e le capanne a San Damiano, non furono le magiche notti di Assisi che ci piacerebbe immaginare: quelle ventose che fanno musicare gli ulivi, quelle limpide che fanno più tonda la luna, quelle tiepide che fanno germogliare i bulbi dei giacinti o quelle nebbiose che coccolano le castagne; furono notti «infestate da topi che saltellavano e correvano intorno e sopra di lui che gli riusciva impossibile prender sonno» (Leggenda perugina, 1591).
Notti passate nella cecità, tanto da dover stare costantemente nell’oscurità, non potendo neppur sopportare il chiarore del fuoco o delle candele; una cecità che lo fece soffrire di atroci dolori; notti in cui il pensiero prende il colore viola della follia, notti che conobbero la disperazione e l’afflizione, la solitudine e la pietà verso se stesso.
E poi, il dialogo con il Suo Signore, la richiesta di misericordia, la Sua mano per poter sopportare, riacquistare pazienza e forza, virtù indispensabili per una accettazione non passiva della sofferenza, per rendere il dolore, mitigato dai colori della Resurrezione, non fine a se stesso.
Fu in quegli attimi che la notte divenne magica, misteriosa, parlante: «Fratello, sii felice ed esultante nelle tue infermità e tribolazioni, d’ora in poi vivi nella serenità, come se tu fossi già nel mio Regno» (Leggenda perugina, 1591). La promessa già fatta al buon ladrone: «Io ti dico in verità che oggi tu sarai con me in paradiso» (Lc 23,43).
Da tanto bene Francesco si riscosse e volle quindi «a lode di Lui e a sua consolazione e per edificazione del prossimo comporre una nuova Lauda del Signore per le sue creature»(Leggenda perugina, 1591).

Così nacque il Cantico: da un sogno, perché «c’è un Dio nei cieli che rivela i misteri» (Dn  2,28). Nacque un poema che porta in sé poesia, lode e santità, un testo ontologico e non romantico, capace di far suo un messaggio trascendente, cosmico e sacro. Una lode abbracciante la Creazione in quanto madre e sorella (volto femminile di Dio), dove il sole, la luna, l’acqua, non sono altro che simboli di un lungo itinerario interiore che Francesco ha scavato, contemplato, impastato di fango e terra, di povertà e silenzio, un cammino che l’ha portato a stare con le creature, non sopra di esse, affratellato, annaturato con loro, una creazione umanizzata, così che l’uomo non ne sia padrone, ma fratello; un’unica famiglia dove la legge primordiale è quella del rispetto e della non violazione: «Pose l’uomo nel giardino dell’Eden perché lo coltivasse e lo custodisse» (Gn 2, 15).







Intro: re sol la re fa#7 si- sol re
/ sol la si- / sol la re / sol la si- / re  la


        re                                    sol                      re
A te solo buon Signore, si confanno gloria e onore
       si-7            mi7           la4 la
A te ogni laude et benedizione
         re                                 sol      la     si-
A te solo si confanno che l’altissimo tu sei
          re               la7              re
E null’omo degno è te mentovar.


           re                                   sol         re
Sii laudato mio Signore cum le tue creature
             si-7            mi7              la4 la
Specialmente frate sole e la sua luce
            re                              sol    la           si-
Tu ci illumini di lui che è bellezza e splendore
          re               la7              re
E d’altissimo Signore porta il segno.


            la                 re             sol                la
Sii laudato mio Signore per sorelle luna e stelle
                fa#7                  si-                sol re
Che tu in cielo le hai formate chiare e belle
           sol                  re               mi-7             sol
Sii laudato per frate vento, aria , nuvole e maltempo
              re                 sol                 la7 re
Che alle tue creature dan sostentamento.


re sol re si-7 mi la4 la
re sol la si- re la7 re


            la                 re             sol             la
Sii laudato mio Signore per sorella nostra acqua
         fa#7             si-             sol re
Ella è casta molto utile e preziosa
          Sol                  re               mi-7        sol
Sii laudato per frate foco che c’illumina la notte
         re                  sol                 la re
Ed è bello giocondo e robusto e forte.


Intro: fa sib do fa la7 re- sib fa
/ sib do re- / sib do fa / sib do re- / fa do


           fa                                   sib                fa
Sii laudato mio Signore per la nostra madre terra
     re-7              sol7              do4 do
Ella è che ci sostenta e ci governa
           fa                                 sib   do       re-
Sii laudato mio Signore vari frutti lei produce
            fa         do7              fa
Molti fiori coloriti e verde l’erba.


            do             fa               sib                           do
Sii laudato per coloro che perdonano per il tuo amore
            la7                 re-             sib fa
Sopportando infermità e tribolazione
      sib             fa                  sol-7             sib
E beati sian coloro che cammineranno in pace
            fa              sib                 dofa
Che da te bon Signore avran corona.


           do                 fa               sib              do
Sii laudato mio Signore per la morte corporale
             la7                  re-                sib fa
Che da lei nessun che vive può scappare
      sib              fa            sol-7       sib
E beati saran quelli nella tua volontà
           fa                sib               do fa
Che sorella morte non gli farà male.


 fa sib do fa la7 re- sib fa

/ sib do re- / sib do fa / sib do re- / fa do…  fa





Dolce [è] sentire come nel mio cuore
ora umilmente sta nascendo: Amore…
Dolce [è] capire che non son più solo
ma che son parte d’una immensa vita
che generosa risplende intorno a me
dono di Lui, del suo immenso amor.
Ci ha dato i cieli e le chiare stelle
fratello sole e sorella luna,
la madre terra con frutti prati e fiori
il fuoco il vento, l’aria e l’acqua pura,
fonte di vita per le sue creature.
Dono di Lui, del suo immenso amor
dono di Lui, del suo immenso amor.

Spartito



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