Mi chiamo Roberto, Roberto Lucioli… ho 45 anni, sono nato a
Roma negli anni ’70, a san Giovanni, ma sono cresciuto in periferia, al
Collatino e a Centocelle, dove non era un ambiente proprio facilissimo…
Il mio
nome ha origini nordiche, provenzali e germaniche, in realtà non mi è mai
piaciuto molto, finché ho scoperto che significa “splendente di gloria”, bellissimo! Perché racchiude in sé già una
chiamata a riflettere “come in uno specchio la gloria del Signore” (2Cor 3,18):
"E Dio, che disse: «Rifulga la luce dalle tenebre», rifulse nei nostri
cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria di Dio sul volto di
Cristo. Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che
questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi..."
(2Cor 4,6-7) …
E’ per questo che faccio certe strane cose... Devo in qualche
modo far risplendere la gloria di Dio! Anche se sono debole, fragile, pieno di
paure e peccati, ma per essere veramente Roberto DEVO fare questo, far
risplendere in me la sua gloria! Poi, facendo delle ricerche, ho scoperto che
anche il mio cognome, che odiavo perché nessuno mai lo capisce, ha a che fare
con la luce, è il plurale di “piccolo Lucio”, nome che significa anch’esso
“luminoso, splendente, nato nella luce” … Quindi il mio nome potrebbe essere
parafrasato così: “piccole luci
splendenti di gloria”.
Ecco, penso che nella mia vita Cristo, tramite la Chiesa, ha
acceso delle piccole grandi luci che sento di dover far risplendere, donare, comunicare,
perché anche altri fratelli possano esserne illuminati e scaldati. In realtà
non è per niente facile farlo, perché corrispondere alla luce della propria
chiamata è un qualcosa che insieme attrae ma anche terrorizza, ci si sente
inadeguati, si affronta il troppo bello, il meraviglioso, ciò che sembrerebbe impossibile,
e quindi apparentemente ci sono mille motivi per non farlo… E se non funziona?
E se fallisci? Tu non sei niente! Non sei niente, ti dice una vocina, ma ‘ndo
vai, falla finita per piacere va, ma non lo vedi che sei ridicolo? Lassa
perde’... Ti devi fidare, devi rischiare, ti devi buttare sperando che lo
Spirito creatore operi, si inventi qualcosa e che il Signore passi, sennò
pazienza, chevvedevodì, avrò fatto una figuraccia in più, ma almeno ci ho
provato a seguire davvero Cristo!
La prima volta che lo incontrai davvero era il 1988 e avevo
17 anni. Da un po’ di tempo ero finito in una specie di vicolo cieco. Ero disorientato
e depresso, perché la vita mi sembrava un'assurdità senza senso e non potevo capire
né accettare la crisi dei miei genitori,
della società che mi circondava e quella mia personale.
Noi viviamo per tanti
aspetti in una cultura della crisi, e questo non può non avere conseguenze in
certi nostri modi di vivere, pensare e agire. Voglio dire, se ti capita
nell’adolescenza, che già è di per sé un’età non proprio agevole, di leggere
Kafka, Leopardi e Schopenhauer, o di vedere Apocalypse now e Platoon, o di
ascoltare musica dei Police, dei Pink Floyd, non è che
puoi stare molto allegro e spensierato… E infatti ero diventato come una specie
di Zombie, un “dead man walking”: mi sentivo come morto dentro e mi lasciavo
vivere andando alla deriva, ero una specie di comparsa nella mia vita. Cercavo
di sopravvivere, soffrendo il meno possibile e divertendomi e
sballandomi come potevo…
Sono sempre stato terribilmente insicuro e pieno
di complessi, alla continua ricerca di punti di appoggio fermi e affidabili. Questo
era dovuto tra l'altro all'assenza di mio padre, che lavorava a Napoli e aveva
un carattere molto chiuso, al rifiuto e al bullismo che avevo subìto alle
scuole elementari, e al rapporto con mio fratello maggiore, il primogenito…
Allo stesso tempo, come tutti i giovani, avevo una grande
sete ideale di verità, di giustizia e di autenticità, che venivano
continuamente frustrate dalla vita reale, per cui finivo spesso col
rinchiudermi in un mondo di sogni, con le cuffie alle orecchie o perduto dentro
a un film.
Sentivo a volte che ero fatto per qualcosa di
grande e di importante, che non poteva consistere in quella vita che facevo, così
miserabile, vuota e superficiale, ma non vedevo proprio come ciò potesse
accadere.
Ho capito più tardi che la mia ansia di Assoluto, il desiderio
profondo di Dio da sempre inscritto nel mio cuore, era stato in realtà soffocato dalla cultura di fondo che mi circondava, in famiglia come
tra i ragazzi del mio quartiere e nei mass media, dove le sole ‘divinità’ cui
ci si prostrava erano 'a maggica Roma, i soldi, il successo, ‘a bella vita, le
star dello spettacolo o dello sport, il sesso e le belle donne. Tutto questo in
fondo non mi bastava, e oltretutto non vedevo alcuna possibilità di far parte
della festa, non ero nessuno, e allora a che serviva la mia vita, che senso
aveva? Perché non potevo essere come Sting o andare a letto con
Kim Basinger, o giocare come Conti, Nela e Farcao?
Tutto l’universo mi sembrava in preda al Caso, ad un Caos
indefinito o comunque a un Destino misterioso e beffardo, spesso crudele, per
cui vivevo con una specie di pessimismo cosmico, presente nella mia famiglia
come in certa sottocultura borgatara romana, una credenza superstiziosa secondo
cui la Iella si divertirebbe a perseguitare le sue vittime prescelte: “e te
pareva?”; "poteva anna' peggio...", e tutto questo alla fine sfociava nell’Assurdo, nel nonsense alla Woody Allen o alla Monty
Python. Il mondo pareva regolato dalla celebre Legge di Murphy, secondo la
quale tutto ciò che può andare male, lo farà.
Ma soprattutto, mi portavo dietro, come dicevo, le
conseguenze di ferite che nessuno aveva mai medicato e che neppure io vedevo né
capivo bene, come il rifiuto che avevo subìto dapprima dai nuovi compagni della
scuola elementare e poi qualche anno dopo da mio fratello maggiore con la
cerchia dei nostri comuni amici sotto casa, il senso di abbandono e di
incomprensione da parte dei miei genitori e la vergogna e l'oscuro senso di
colpa per la schiavitù compulsiva della masturbazione e della pornografia.
Perciò mi disprezzavo terribilmente, ero un complessato, mi
sentivo spesso incapace e inferiore agli altri ed ero molto chiuso in me stesso: non
vedevo la mia bellezza come opera di Dio, il fatto che sono prezioso ai suoi
occhi, la possibilità di fare qualcosa di buono nella mia vita; vivevo con il
terrore profondo di essere o diventare un “soggetto”, cioè un imbranato
disadattato alla Fantozzi...
Inoltre non riuscivo più a studiare e stavo andando incontro
a una bocciatura, per non parlare del fatto che non avevo ancora una ragazza
alla veneranda età di 17 anni, che non ero capace di relazionarmi con il sesso
femminile e non dico che ero vergine, ma non ne avevo neppure mai baciata
una!!!
In poche parole, mi sentivo terribilmente solo in questo mondo
e non vedevo alcun futuro davanti a me!
Così un brutto giorno decisi di mollare
tutto e tentai il suicidio, come si dice.
Non sapevo quel che facevo. Avrei voluto scomparire,
semplicemente non esserci più, eclissarmi nel nulla, dormire per sempre. Presi svariati
tranquillanti e medicine che trovai nell'armadietto di casa e mi sdraiai sul
letto con il mio idolatrato Sting nelle orecchie, aspettando l'ora fatale in
cui tutto sarebbe finito per sempre. Ma ciò non successe.
Sentii solo una specie di bagliore interno, una sorta di
ebbrezza, poi più nulla!
Non riuscivo neppure a suicidarmi, pensai, era un altro
fallimento...
Mi fruttò solo una brutta intossicazione, per cui per un mese
andai in bagno ogni cinque minuti. Non ne feci parola con nessuno e andai avanti
come potevo.
Ma qui avvenne qualcosa che non mi sarei mai aspettato. Poco
tempo dopo, infatti, un mio compagno di scuola, senza sapere nulla di quanto
appena detto, mi ha invitato alle catechesi iniziali del Cammino
Neocatecumenale, nella parrocchia dell’Ascensione a Quarticciolo. Il Cammino è un dono dello Spirito Santo, frutto
del Concilio Vaticano II, per rinnovare la Chiesa, per aiutarla ad andare
incontro all’uomo del nostro tempo. Si tratta di un itinerario di formazione
cristiana e di educazione alla fede nato tra le baracche dei poveri di Madrid,
che offre anche alle persone lontane dalla Chiesa la possibilità di diventare
uomini nuovi, figli di Dio capaci di vivere in comunione con Cristo e con la
comunità dei credenti.
l'Ascensione a Quarticciolo |
Ricordo che stranamente ho accettato senza neanche discutere
o pensarci tanto, perché non avevo proprio più niente da perdere, ma non è che
mi aspettassi nulla… Invece mi colpirono subito la schiettezza e insieme la
sapienza straordinaria di quei quattro poveracci mezzi borgatari come me, che
avevano il potere di parlare al mio cuore, di far luce sul perché delle mie
ferite, senza giudicarmi o chiedermi qualcosa in cambio, e di farmi capire
profondamente certi aspetti della mia storia e anche della Storia in generale,
col mio stesso linguaggio di tutti i giorni, col dialetto della strada… Come
dissero i discepoli di Emmaus, mi ardeva il cuore nel petto mentre parlavano: è
la stoltezza della predicazione che mi ha salvato la vita! Dio aveva ascoltato
il mio grido d’aiuto e mi aveva mandato questi angeli per liberarmi dalle
catene che mi opprimevano da tanto tempo!
Il mio Padre celeste e santo era sceso a dirmi che mi amava
così com’ero, che per Lui ero prezioso, con tutto il mio carico di debolezze, peccati,
fallimenti e sensi di colpa. Per la prima volta nella mia vita, forse, mi
sentii davvero amato! E questo Padre mi prometteva una vita nuova, un cammino
di conversione e di liberazione che mi avrebbe portato alla Terra promessa,
alla beatitudine evangelica. Inoltre, il fatto che Cristo stesso fosse
“disprezzato e rifiuto degli uomini” mi ha toccato profondamente il cuore ed è
stato come un balsamo, una medicina per le profonde ferite del mio orgoglio e
della mia affettività: era come se i rifiuti, gli abbandoni e i fallimenti che
avevo vissuto mi avessero in qualche modo preparato, avvicinato e unito
profondamente al Figlio di Dio, mi avessero arato e seminato perché potessi
vivere quell’incontro con Lui.
Kiko Arguello, fondatore del Cammino |
Il mistero pasquale era una risposta meravigliosa e al tempo
stresso molto concreta alla mia domanda di senso, mentre l’annuncio del fatto
che era possibile passare attraverso la via della sofferenza e
dell’umiliazione, e che anzi proprio tutto quello che avevo sempre cercato di
fuggire era la via della salvezza che Cristo stesso aveva percorso per giungere
alla sua gloria, mi diedero una forza e una speranza nuove e la chiave per
ricominciare a vivere la mia vita. Ma anche il semplice fatto di far parte di
una comunità di fratelli, cioè la possibilità di relazionarmi con gli altri, di
aprirmi in qualche modo e di uscire finalmente da me stesso, di vedere che
anche gli altri vivevano grandi sofferenze e problemi, di potermi pian piano
sempre più esporre senza sentirmi giudicato, in quella situazione mi ha salvato
e mi ha permesso di rinascere a vita nuova.
Dopo un anno circa ho ripreso a studiare e a frequentare il
Liceo, ho imparato a suonare la chitarra, scrivere canzoni e guidare la
macchina, ho conosciuto una ragazza molto più grande di me e ci siamo
innamorati, e ho incominciato a viaggiare molto e a sentirmi più sicuro, libero
e indipendente. Beh, per com’ero timido, insicuro e chiuso in me stesso, voi
capirete senz’altro quale grosso miracolo sia il fatto che io sia qui a parlare
e cantare davanti a tutti voi… Dio è grande!!!
Per cercare di ricordarmi sempre e celebrare il fatto che Lui
mi ha amato così come sono, quando ero poco più che un rifiuto, un’immondizia,
quando mi facevo schifo da solo, ho scritto questa canzoncina che vorrebbe
essere allegra e divertente, ballabile…
Spero che vi piaccia e che magari possa aiutare qualcuno ad incontrare un così grande salvatore e liberatore, Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente. Buon ascolto.
Occhi di
re
Do Do4 Do Do Do4 Do
Mi hai amato così, Ma
era stato un nemico,
Sol Sol
come sono, così! un
antico nemico,
Mim Mim
Mi hai amato di più, un
malvagio ti dico!
Fa Fa
mi hai amato, Gesù! Un
antico nemico
Do Sol Do Sol
E lo voglio cantare… Tutta la
vita Che
mi aveva mentito… Tutta la vita
Fa Do
Sol Fa Do Sol
Che mi hai amato così, proprio
com’ero Nascondendomi
Te, proprio com’eri
Fa Do Fa Do
Che mi hai amato di più, nel mio
peccato! Nascondendomi
Te, e il tuo amore per me!
Mim Mim
Tu mi avevi dato tutto Quando
poi ho lasciato tutto
Fa Fa
Ma io non avevo niente Tutto
mi sembrava niente…
Do
Sol Do Sol
Perché niente più vedevo senza te perché
niente mi mancava, avendo Te!
Mim Mim
L’universo era distrutto, La
bellezza è dappertutto,
Fa Fa
ogni cosa indifferente il
mio cuore trasparente
Do Sol
Lam Fa Do Sol Lam Fa
e la gente bestemmiava: “Dio non
c’è…”, e
la gente divertente, adesso che
Do Sol Do Do Sol Do
giudicando senza ma… e senza se me
la guardo coi tuoi occhi… occhi di Re!
Do
Do4 Do
Perché…
mi hai amato così…
Sol
Fa Do Sol
E lo voglio canta-a-re tutta la vita, tutta
la vita! E lo voglio cantare… [Ad libitum]
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